"Alla fiera der Tufello pe' du' scudi er Patata la madre scippò"
La canzone proseguiva elencando una lunga lista di personaggi, tipici dell'immaginario romanesco, tutti poco raccomandabili, che davano prova delle loro indiscusse capacità di adattamento al mercato.
Cosa c'entra con la richiesta di 294 licenziamenti? A mio parere c'entra perché, nel corso degli anni il mercato ICT in Italia, e a Roma in particolare, si è via via trasformato da volano dell'economia a una fiera di paese in mano a personaggi che, sempre quelli da anni, hanno progressivamente abbandonato, se mai l'hanno avuta, la sana logica imprenditoriale per abbracciare quella fredda dei numeri.
Le conseguenze sono oramai sotto gli occhi di tutti: poche realtà controllano il mercato e tutti gli altri lavorano in sub (sub sub ...) fornitura preoccupandosi solo di far quadrare i conti senza alcun interesse per la crescita e lo sviluppo delle persone, anzi. Le professionalità e le competenze costruite con anni e anni di lavoro, improvvisamente, non servono più e sono, quindi, zavorra da eliminare.
Torniamo a DDway. Nel 1994 (anno di uscita della canzone), nel mercato ICT italiano operavano diverse Aziende che erano ancora ignare del destino che le attendeva. Tra queste primarie realtà nazionali c'erano Progres, InfoSer e Informatica. Verso la fine degli anni '90 la multinazionale americana CSC Computer Sciences Corporation inaugura la stagione delle acquisizioni comprando le sopra citate aziende aggiungendo così l'Italia tra i paesi in cui è presente.
Negli anni seguenti altre aziende si aggiungeranno alla lista della spesa sino a quando, come spesso accade, nel 2012, da parte compratrice, CSC diventa la parte venditrice o per meglio dire la parte che regala; CSC è disposta a pagare perché qualcuno rilevi le sue attività. Ecco che allora tra le pretendenti spunta Dedagroup ICT Network, società trentina che negli anni ha raccolto sotto il suo ombrello una dozzina di aziende, che, con la benedizione di Mediobanca, si offre di rilevare le attività e le persone di CSC Italia. Al contrario di quanto di solito accade, invece che pagare di tasca propria, Dedagroup riceve un compenso pari a più del 20% del fatturato del Gruppo alla data. Dedagroup, senza colpo ferire, intasca così una liquidità stratosferica pari a 26,5M€ che sarebbe stata impossibile da reperire ricorrendo ai canali istituzionali. Diventa così una realtà da 1700 persone e poco meno di 200M€ di fatturato rispetto alle 700 persone e i 118M€ che vantava prima dell'acquisizione.
E' veramente un bel colpo quello che la famiglia Podini mette a segno. Peccato che per gli ex-dipendenti CSC siano già pronte misure drastiche.
Crediamo sia lecito chiedersi cosa ci sia dietro tutta questa manovra. Dedagroup, nelle persone di Marco Podini e Gianni Camisa, si ostinano a ripetere che, a supporto di questa operazione, c'è un piano industriale che contiene tagli ma anche investimenti, piani di crescita e sviluppo delle persone. Ma sarà tutto vero? Fino ad oggi abbiamo assistito solamente alla conferma del vecchio management CSC che tanto bene aveva fatto nel passato da meritarsi conferme, premi e promozioni, al licenziamento di una ventina di dirigenti e al prossimo licenziamento di 294 lavoratori. Il resto? Solo belle parole.
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